La storia dell’incredibile realizzazione

L’odissea della realizzazione della scultura raffigurante la testa del re Decebalo nella roccia di calcare con inserti di marmo è durata più di dieci anni. Un lavoro duro, spesso svolto in condizioni estreme. Il risultato desta meraviglia! Il volto di Decebalo modellato nella gigantesca roccia sembra sorgere dalle acque del Danubio.

Il monumento di Decebal Rex è unico per le sue dimensioni, avendo 42,9 metri di altezza e 31,6 metri di larghezza.  È concettualmente simile al monumento commemorativo realizzato sul Monte Rushmore nel Dakota del Sud, che raffigura i busti scolpiti nel granito dei presidenti americani Washington, Jefferson, T. Roosevelt e Lincoln, ma lo supera in altezza.  Ha otto metri più del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, e solo sei metri meno della Statua della Libertà.

I lavori per la realizzazione della statua di Decebalo iniziarono nel 1993, dopo che Giuseppe Costantino Dragan ebbe acquistato la montagna la cui roccia andava modellata. Lo scultore italiano Mario Galeotti di Pietrasanta – località in cui Michelangelo stesso ebbe un atelier – si recò sul posto, prese dei campioni per analizzare la qualità della roccia, e produsse i primi schizzi.

La difficoltà di modellare la roccia, e l’accesso estremamente difficile imposero preparazioni rigorose. Vennero fatte misurazioni topografiche, e la vegetazione e le pietre pericolanti furono rimosse. La fase successiva consistette nel predisporre ponteggi per gli impianti di aria compressa e per i cavi della corrente elettrica, sistemare gli alloggi destinati agli alpinisti, e montare impalcature provviste di scale simili a quelle utilizzate dai pompieri.  Furono confezionati ganci per le corde, carrucole e tamburi per funicolari.

Siccome non era stato possibile utilizzare apposite attrezzature, tutti gli strumenti di lavoro furono trasportati con le barche e poi manualmente in sacchi da 40-50 kg.

Per più di dieci anni, nel periodo marzo-ottobre, si lavorò in due turni di sei ore ciascuno. Ogni giorno gli alpinisti erano obbligati ad arrampicarsi dalla base della roccia fino ai ponteggi. Un’operazione difficile e rischiosa, che durava ben mezz’ora! Seguivano poi altre ore di duro lavoro con il martello pneumatico e il piccone. I grandi pezzi di roccia venivano frantumati con la dinamite. Negli anni di lavoro sulla roccia furono praticati 20.000 fori, si dovettero impiegare quantità impressionanti di dinamite, centinaia di inneschi e oltre 20.000 metri di miccia, e vennero frantumati 6.000 metri cubi di roccia.

A sei anni dall’inizio dei lavori, si passò alla fase di finissaggio. La più complessa e lunga operazione fu l’“otturazione” del naso. Fu necessario spianare con il martello pneumatico l’intera superficie che presentava varie crepe per poter arrivare al materiale compatto. Furono praticati fori profondi quasi due metri da una parte e dall’altra della cavità che doveva essere otturata. Inoltre, tra i fori vennero realizzati diversi canali per aumentare la presa nella roccia col cemento. Per maggior sicurezza vi fu inserita un’armatura con barre di acciaio inox importate dall’Italia.

Il trasporto del cemento rappresentò una vera sfida e rese necessario realizzare un intero sistema di carrucole sia tra le due rive del fiume, sia dalla piattaforma di lavoro fino alla base del naso. Nell’anno 2000 fu terminata la placca identificativa del monumento e venne scolpita l’iscrizione: Decebal Rex, Dragan Fecit. Le rifiniture di tutti i dettagli richiesero tre anni di meticoloso e assiduo lavoro. Nel 2004 il monumento fu terminato, dopo un lavoro titanico, il quale trasformò in realtà un’iniziativa unica, volta a ricordare nel tempo ai romeni quanto era grande e glorioso il loro passato, quale ruolo e luogo occupavano nella storia del mondo, e su cosa si basavano il presente e il futuro della nazione.